Cava de’ Tirreni, Senatore: il paradosso del servilismo istituzionale
Cava de’ Tirreni, città di storia e cultura, rischia oggi di trasformarsi in un laboratorio di scelte amministrative quanto meno controverse. “Dove finisce il senso delle istituzioni e dove comincia la gestione personalistica del potere? È una domanda che molti cittadini iniziano a porsi con crescente inquietudine. Al centro della scena amministrativa troviamo il sindaco Vincenzo Servalli e il comandante della Polizia Locale, Giuseppe Ferrara. Una coppia istituzionale divenuta ormai simbolica, nel bene e –secondo molti- nel male. Perché se è vero che la legge consente ampi margini di discrezionalità nelle scelte politiche, è altrettanto vero che il buon senso democratico richiede trasparenza, meritocrazia e sobrietà.
Eppure, la realtà quotidiana mostra un quadro diverso. Il comandante Ferrara, da tempo figura vicina ai vertici comunali, è spesso visibile in eventi pubblici in ruoli di accompagnamento e rappresentanza piuttosto che impegnato in attività operative sul territorio. La sua presenza costante accanto al sindaco, in contesti anche informali o cerimoniali, ha generato l’impressione –diffusa e non priva di fondamento- di un utilizzo della funzione pubblica più orientato all’immagine che alla sostanza.
Un comune dove il comandante fa tutto tranne che vigilare e i furti aumentano, la movida impazza, la gestione del traffico è sempre più caotica, i camion continuano ad attraversare Cava nonostante il divieto.
Una polizia municipale sotto organico ma con autisti a disposizione del primo cittadino e altri, alcuni, non in strada ma seduti in ufficio a fare i burocrati amministrativi come pacchi raccomandati.
Bravi. Complimenti. Applausi con encomio pubblico.
Ferrara non è solo un comandante-vice a vita e con posizione organizzativa ben retribuita ma inutile oltre ad un stipendio notevole specie se paragonato ai risultati meno che insofferenti.
È anche una presenza fissa nelle foto ufficiali sempre un passo dietro Servalli come un personaggio da sottofondo. Lo vediamo ovunque giuramenti, inaugurazioni, persino dal Vescovo con il pacco regalo in mano. C’è sempre!
Quella divisa che un tempo imponeva rispetto, è oggi un costume da comparsa.
Non si tratta di un attacco alle persone che si da per scontato agiscano nel rispetto della legge.
Ma di una riflessione seria sul significato dell’azione pubblica e sul rispetto delle istituzioni.
La divisa, in particolare, non può diventare un simbolo svuotato. Rappresenta l’autorevolezza dello Stato sul territorio, non un ruolo ancillare o decorativo.
E tutto questo avviene non perché non ci siano risorse, ma perché c’è una cultura politica da cortile, un sistema dove la fedeltà viene premiata e la competenza ignorata.
Un’amministrazione che confonde il comando con la compiacenza, tant’è che alcuni cittadini si chiedono se in una fase storica così delicata per la sicurezza urbana e con un organico della municipale ridotto, sia coerente destinare risorse umane a compiti di rappresentanza o supporto personale piuttosto che a funzioni operative.
E allora domando: è questa la visione di città? È questo il modello amministrativo?
Un sistema basato sul rapporto personale dell’”UT DES” risalente ai romani e riportato in un film stupendo di Totò.
La risposta è una sola. NO! VERGOGNA!
È l’antipolitica vera, travestita da governo. È clientelismo politico mascherato da efficienza. È un teatrino. E Cava non merita questo.
E nel frattempo la città resta senza un vero presidio, senza una strategia, senza dignità e onore e soprattutto senza sicurezza.
Questa è la verità. E chi non la vede è cieco, o complice.
Cava de’ Tirreni ha una storia, una cultura, un’identità. Non può ridursi a comparsata di valletti e cortigiani in divisa. Basta. Basta con le passerelle. Basta con le nomine per simpatia. Basta con il feudalesimo istituzionale.
Voglio un Comune che premi chi lavora, non chi si inchina. Voglio un comandante che comanda, non che guida la macchina. Voglio un sindaco che rispetti le istituzioni, non che le trasforma in corte personale”, scrive Avanti per una nuova Cava con l’avvocato Alfonso Senatore.





